“Il processo” di Kafka una recensione per i contemporanei

La distopia di Kafka ne "Il Processo"

Ore 7:00 del mattino la sveglia suona, vi alzate dal letto frastornati, ma piano piano vi ricordate chi siete.

ore 7:01 bussano fortissimo alla porta di ingresso, ancora frastornati pensate sia successo qualcosa di gravissimo, come un incendio o altro, correte ad aprire.

Ore 7:02 aperta la porta vi trovate di fronte a due energumeni che vi dicono che siete in arresto, che subirete un processo per il reato commesso, e di vestirvi per portarvi via da casa vostra.

Non capite, non ci credete, dite a gran voce che è un errore, e poi un attimo: Di cosa siete accusati? Nessuna risposta siete preso di forza e portati via ancora in pigiama. Se lo indossate.

Ecco questo è “Il processo” di Kafka.

Piuttosto impattante direi …

Ma alleggeriamo un poco, facciamo un esempio: Avete ricevuto una multa per divieto di sosta, ma non vi era segnaletica, cartelli strisce, o altro, avete controllato e ricontrollato, decidete quindi di fare ricorso, di non pagare la multa.

Vi recate all’ufficio preposto, ma lì cominciano i problemi, l’ufficio è chiuso per lavori, vi mandano da un ‘altra parte che però voi non trovate e pure chiedendo informazioni nessuno sa nulla.

Insomma un balletto vero e proprio.

Ecco questo è “Il processo” di Kafka.

“Il Processo” racconta la storia di Josef K., un impiegato medio che si sveglia una mattina per scoprire che è stato arrestato e accusato di un reato mai specificato. La trama si sviluppa attraverso una serie di episodi in cui K. cerca di affrontare il processo, ma si trova costantemente invischiato in un mondo burocratico e alienante. Kafka disegna un ritratto straziante dell’individuo che lotta per trovare senso in un mondo apparentemente senza logica o giustizia.

Uno dei temi principali del romanzo è l’alienazione. Kafka esplora come l’individuo possa essere isolato da un sistema impersonale e ostile, rendendo K. un simbolo dell’estraneità umana. Questo tema attinge a una profonda ansia esistenziale, facendo riflettere il lettore sulle strutture di potere e controllo nella società.

Distopia? Realtà? Il confine è sottile.

Ho letto questo libro all’età di venti anni e lo avevo apprezzato, ma non capito a fondo, oggi al doppio di quella età-sono timido non voglio scrivere quaranta anni- lo apprezzo e capisco ancora di più.

Siamo ingranaggi? Siamo ruote? Siamo cinghie? Cosa siamo nella nostra società?

Leggete il finale del libro, ma ricordate il vero finale lo sapete solo voi.

Voto 9.

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